Prima parte
Il Richiamo del Carnevale
Venezia, con i suoi canali sinuosi e i palazzi che sembrano emergere dalle acque come spettri di un’epoca lontana, è una città che respira magia. E in nessun momento questa magia è più palpabile che durante il Carnevale. Le maschere, i colori, i sussurri di segreti antichi si fondono in un’atmosfera che seduce e inganna, che promette libertà e mistero. È qui che Giulia, una napoletana di quarant’anni, si ritrova per la prima volta, come se il destino l’avesse chiamata per nome.
Giulia è una donna che non passa inosservata. Bassa di statura, con lunghi capelli castani mossi e ricci che le incorniciano il viso, i suoi occhi azzurri brillano di una curiosità che sembra non spegnersi mai. Il suo fondoschiena, generoso e sinuoso, attira sguardi ovunque vada, ma lei lo porta con una grazia disinvolta, come se fosse un dono di cui non si vanta, ma di cui è consapevole. È una donna che ha vissuto, che ha amato, che ha sofferto, eppure il suo spirito rimane giovane, affamato di nuove esperienze.
Il viaggio in treno da Napoli a Venezia è stato lungo, ma Giulia non si è annoiata. Ha portato con sé due amiche, Laura e Sofia, entrambe complici nel suo desiderio di immergersi completamente nell’atmosfera del Carnevale. Le tre donne hanno riso, chiacchierato, sognato ad occhi aperti, immaginando cosa le aspettasse nella città più bella del mondo.
All’arrivo, Venezia le accoglie con un cielo grigio perla e un’aria frizzante che sa di mare e storia. Le calli strette, i ponti ad arco, le gondole che scivolano silenziose lungo i canali: tutto sembra uscito da un dipinto. Giulia si sente come se fosse entrata in un sogno, un sogno che ha atteso tutta la vita per vivere.
Il primo giorno è dedicato all’esplorazione. Le tre amiche noleggiano costumi d’epoca da dame veneziane, abiti sontuosi con corsetti ricamati, gonne ampie e maschere decorate con piume e strass. Quando si guardano allo specchio, non si riconoscono. Sono diventate personaggi di un’altra epoca, pronte a calarsi in un mondo di intrighi e seduzione.
Passeggiare in Piazza San Marco è un’esperienza surreale. La basilica, con le sue cupole e i mosaici dorati, sembra vegliare su di loro. I turisti e i veneziani mascherati si mescolano in un balletto caotico ma armonioso. Giulia si sente libera, come se la maschera le permettesse di essere una versione più audace di se stessa. Ride, scherza, posa per fotografie, e per un attimo dimentica i suoi quarant’anni, i suoi problemi, le sue paure.
La prima sera, l’atteso clou del loro viaggio, arriva con un invito a una mega festa in uno dei palazzi veneziani. Il palazzo è un capolavoro di architettura gotica, con balconi intagliati e finestre ad arco che si affacciano sul canale. All’interno, l’atmosfera è elettrizzante. Le sale sono illuminate da candelabri d’oro, i tavoli imbanditi con piatti di porcellana e bicchieri di cristallo. Giocolieri lanciano torce infuocate nell’aria, mangiafuoco creano spirali di fiamme, ballerini in costumi barocchi si muovono al ritmo di musica antica.

Giulia, Laura e Sofia si lasciano trasportare dalla corrente di divertimento. Ballano, ridono, assaggiano piatti raffinati e brindano con calici di Prosecco. Giulia si sente come la protagonista di un romanzo, una dama di corte che vive una notte di sfrenata gioia. Ma è solo l’inizio.

La seconda serata riserva una sorpresa solo per lei. Mentre le sue amiche decidono di riposare, Giulia riceve un invito misterioso. Un biglietto elegante, scritto a mano, la invita a una festa anonima e mascherata in un appartamento all’ultimo piano di un palazzo veneziano. L’indirizzo è criptico, ma la curiosità ha la meglio sulla prudenza.
L’appartamento è un gioiello di stile veneziano, con soffitti affrescati, mobili intarsiati e tende di velluto pesante. La stanza principale è illuminata solo da candele, che proiettano ombre danzanti sulle pareti. Circa cinquanta persone, tutte mascherate, riempiono l’ambiente. L’aria è carica di sensualità, di sussurri, di promesse non dette.
Giulia indossa una maschera nera con piume di struzzo, che le copre metà del viso, lasciandone intravedere gli occhi azzurri. Il suo costume è semplice ma elegante: un abito di seta nero che aderisce alle sue curve, con uno spacco laterale che rivela un accenno di coscia. Si sente osservata, desiderata, ma non sa da chi.


Dopo la cena, un silenzio improvviso cala sulla stanza. Al centro, una gabbia alta e stretta attira l’attenzione di tutti. È fatta di ferro battuto, con barre sottili che permettono di vedere all’interno. Un uomo mascherato, con una voce profonda e suadente, spiega le regole del gioco. Tre persone, scelte a caso tra gli invitati, verranno rinchiuse nella gabbia, nude e bendate. Il resto degli ospiti potrà osservare, ma non intervenire.
Giulia sente il cuore accelerare. C’è qualcosa di pericoloso, di eccitante in quell’idea. Quando il suo nome viene chiamato, esita. Ma poi, spinta da un impulso che non sa spiegare, fa un passo avanti.
Accanto a lei, due uomini misteriosi, entrambi mascherati, si uniscono al gioco.
La gabbia è fredda al tatto. Giulia si toglie l’abito, sentendo il peso degli sguardi su di lei. È nuda, vulnerabile, ma stranamente eccitata. Una benda di seta le viene legata agli occhi, immergendola nel buio.
La porta della gabbia si chiude con un clangore metallico, e lei si ritrova rinchiusa con due estranei.